Doppio salvataggio

20 marzo 1130 - Role di gruppo

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    Non amo la lucente spada per la sua lama tagliente, né la freccia per la sua rapidità, né il guerriero per la gloria. Amo solo ciò che difendono.
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    Quella giornata aveva avuto inizio alle prime luci dell'alba per Anne. La bottega dei Roses avrebbe dovuto fare una consegna considerevole in un villaggio del regno, ad alcune ore di distanza da Camelot, e toccava a lei occuparsene.
    James, suo padre, stava ancora poco bene, e la ragazza l'aveva praticamente obbligato a restarsene ancora a letto per quel giorno, preoccupata per la sua salute. Si era giunti all'inaccettabile conclusione che non ci fosse alcuna cura e che fosse spacciato, visto che tutte le medicine somministrate all'uomo sembravano non sortire alcun effetto. Ma tutto cambiò quando anche la stessa Anne fu colpita dallo stesso male di suo padre. Ebbe un malore durante la riscossione delle tasse, e inaspettatamente, oltre alle guardie, alla bottega dei Roses era presente anche Artù, il nipote del Re. Fu lui che, notando la sua chiara difficoltà e il modo in cui la stavano trattando gli uomini del re, l'aiutò a saldare il debito della sua famiglia. La giovane gli era infinitamente grata e non avrebbe mai dimenticato ciò che aveva fatto per lei e per suo padre, ma lui fece ancor più di questo. Infatti, quando lei perse conoscenza, lui la soccorse e la portò al sicuro, a casa sua. Fece sí che lei ricevesse le migliori cure, offrendo quelle del medico di corte, il migliore dell'intera Camelot. Grazie a lui e a quel medico era guarita e anche suo padre aveva cominciato a stare meglio. Certo, di sicuro non si era ancora ripresa del tutto, ma suo padre aveva bisogno di riposare più di quanto ne avesse lei.
    Da quanto aveva incontrato il nipote del re, la ragazza si era sorpresa spesso a pensare a lui. Lui era un cavaliere di Camelot, esattamente come sperava un giorno di poter diventare lei. In qualche modo quell'incontro aveva risvegliato quel suo sogno sopito, soppresso dai doveri quotidiani, e dalle leggi che impedivano ad una donna, per di più popolana, di ricoprire un ruolo simile. Tuttavia, probabilmente il suo sogno sarebbe rimasto nel cassetto ancora a lungo...se non per sempre.
    Seduta alla guida del carro, ed immersa nei suoi pensieri, Anne era di ritorno dal villaggio di Kenil. Era esausta e rischiava di addormentarsi, cullata dal movimento che il galoppo del cavallo trainante portava a far compiere al suo carro. La ragazza scosse il capo bruscamente per impedire che ciò accadesse più volte durante il tragitto. Non mancava molto ormai, ma le sembrava ugualmente ancora troppo lontana la sua destinazione da raggiungere. Eppure, il suo viaggio era destinato ad interrompersi prima dell'arrivo a casa. Qualcosa la punse dietro alla nuca. Anne si portó una mano sulla parte dolente, trovandosi a stringere tra le dita una piccola freccia. Istintivamente l'afferró e la gettó a terra subito, ma era già troppo tardi. Il sonnifero di cui era impregnata la punta della freccia aveva già cominciato a fare effetto, e la giovane si ritrovò a mollare la presa sulla redini del cavallo e accasciarsi a terra. -La fortuna gira dalla nostra parte oggi! Portate via tutto! Forza!!!- Le grida di un uomo risuonarono come un eco lontano nella sua testa e per alcuni istanti poté sentire il caos intorno a lei e poi...poi più nulla. Anne si addormentò, mentre dei fuorilegge le portavano via tutto il denaro che era riuscita a guadagnare quel giorno e persino il pane che aveva acquistato al mercato di Kenil.
     
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  2. Francesco_90
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    Le tracce di sonno erano ancora visibili sul suo volto. Non che avesse lavorato fino a tardi.. Piuttosto si era divertito, trascorrendo la notte fuori in compagnia di una meravigliosa locandiera di nome Penelope, bellissima, con degli ammalianti occhi celesti ed un seno tanto prosperoso quanto invitante. Lui non sapeva mai dir di no al fascino femminile, né alla birra o alle notti trascorse fuori da quel dannato palazzo. Odiava essere un principe, detestava le restrizioni e i doveri, ma non esitava a beneficiare dei privilegi che gli venivano concessi grazie al suo titolo. Dopotutto ad ogni lato positivo corrispondeva un lato negativo, nessuno poteva saperlo meglio di lui.
    Quella mattina si era destato alle prime luci dell’alba, e non con poca fatica! Aveva sbuffato rumorosamente quando il suo servo aveva spalancato le tende delle ampie vetrate, e si era girato dal lato opposto a quello della luce, coprendosi fino al capo con il morbido lenzuolo bianco.
    -E’ una magnifica giornata di sole, mio signore! Non vorrà perdersela!-
    Jekil era al servizio dei Pendragon da anni. Era un uomo sulla trentina, di bassa statura, abbondantemente in carne e soprattutto molto goffo. Nessuno teneva a Stefan più di lui, che gli si era affezionato nonostante il suo carattere irascibile ed arrogante, ma questo il giovane principe non poteva saperlo, convinto che nessuno tenesse a lui per davvero.
    “Si, esatto Jekil, è proprio ciò che voglio fare: perdermela e dormire!”
    Seguì il silenzio. Stefan pensava di essersi liberato della fastidiosa presenza di Jekil, ma no, l’uomo si era avvicinato al letto e gli aveva tirato via le coperte, lasciandolo a petto nudo nella piena luce del sole.
    “Buon Dio, Jekil!”
    Lo riproverò Stefan, alzando gli occhi al cielo. Dopo qualche istante, però, decise di alzarsi. Neppure ad un principe di sangue reale come lui, era concesso di sottrarsi al proprio dovere. A maggior ragione che rivestiva una carica così importante, aveva il dovere di dare il buon esempio, almeno, questo era ciò che suo padre esigeva da lui.
    Ad ogni modo, nel minor tempo possibile, ovviamente grazie a Jekil, il principe fu pronto per scendere in cortile, dove due cavalieri lo attendevano per il giro di perlustrazione della foresta di Camelot.
    -State attento, mio signore! La foresta è sempre piena di insidie!-
    Gli raccomandava Jekil, appoggiandogli il mantello rosso fuoco sulle spalle.
    “Non essere così pauroso, Jekil. Non accadrà proprio nulla, sarà un calmissimo giro di perlustrazione.”
    Gli rispose Stefan seccato, infilando la sua spada nel fodero. Dopodiché uscì dalla stanza e si diresse in cortile. Non si preoccupò di raggiungere la sala da pranzo, dove era certo avrebbe trovato la sua famiglia felicemente riunita per la prima colazione. Non aveva alcun desiderio di prestarsi ad altri numerosi insulti da parte di suo padre, il quale proprio sembrava non perdere occasione per far sentire quanto suo figlio fosse indesiderato, al contrario del suo primogenito, il perfetto erede, colui che avrebbe seguito le sue orme. Stefan invece era semplicemente un impiccio, una delusione, o chissà cos’altro, non voleva neppure pensarci. Nonostante i suoi tentativi di conquistarsi il suo affetto, Stefan aveva sempre fallito miseramente..sempre.
    Era trascorsa qualche ora da quando Stefan e altri due cavalieri si erano introdotti nella foresta, compiendo il giro di perlustrazione quotidiano. Sembrava non ci fossero pericoli all’orizzonte, finché, raggiunta una radura, non si accorsero di un giovane accasciato a terra, poco lontano da un carro.
    Stefan scese prontamente dal cavallo e si avvicinò al ragazzo. Si chinò con attenzione,poteva sempre trattarsi di una trappola.
    “Ragazzo? Ragazzo!”
    Lo chiamò, ma fu solo quando lo vide in volto, che si accorse che si trattava di una fanciulla. Una fanciulla vestita da uomo..Che cosa insolita..
     
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    Non si era accorta di nulla. Dopo che quella piccola freccia nemica si era insinuata sotto la sua pelle, aveva perso conoscenza nel giro di pochi secondi, lasciando così che quei fuorilegge la derubassero in totale libertà.
    Come un eco lontano non ben definito, la voce di un giovane ragazzo giunse al suo orecchio.
    Anne, pian piano, cominciò ad aprire gli occhi. Tutto intorno a lei appariva confuso e sfuocato, così come i suoi ricordi riguardo l'accaduto. Emettendo un lieve mugolio, la bruna strizzò gli occhi e piegò le labbra in una smorfia sofferente. Il suo corpo era dolente per via della caduta dal carro. Le ci volle qualche istante di troppo per realizzare il perché si trovasse in quelle condizioni. Spalancò gli occhi e sollevò la schiena di scatto da terra, mettendosi quasi seduta. Con una mano andò a tastare l'intera lunghezza della cintura, dove era certa di portare il sacchetto contenente tutto il denaro che quel giorno aveva guadagnato con quella consegna. Era sparito, non c'era più. Le avevano portato via tutto il suo denaro. «No....no!» mormorò disperata. Quelli erano tutti i soldi che aveva ed erano essenziali per i Roses. Due interi giorni di lavoro senza sosta, perduti. «Tutto...maledizione! Hanno preso tutto...!» Esclamò in modo confusionale. Solo in quel momento si rese conto di avere un cavaliere accanto a lei...
     
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  4. Francesco_90
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    Non appena la brunetta si rese conto che tutto il contenuto del suo carro era sparito, andò in escandescenza. Stefan la osservò con gli occhi verdi leggermente socchiusi, sul viso un’espressione risoluta. Era evidente che non era stata in grado di badare a ciò che le apparteneva, ma d’altronde cosa ci si poteva aspettare da una donna? Chi aveva lasciato nelle sue mani tutti i propri averi, doveva essere un uomo davvero disperato..
    “Andare in escandescenza non ti aiuterà a ritrovare ciò che ti hanno rubato.”
    Si limitò a dirle inarcando un sopracciglio. Non gli interessava molto delle disgrazie altrui, ma il suo dovere di principe gli imponeva di acciuffare i colpevoli, e questo era esattamente ciò che avrebbe fatto.
    Si strinse nelle spalle e si alzò, lasciandola a terra e soprattutto ancora nel panico più completo.
    “Allora? Trovato qualcosa?”
    Alzò la voce, rivolgendosi ai due cavalieri che si erano allontanati per controllare il perimetro.
    -Delle impronte, Sire.-
    Sir Jonas spuntò da dietro gli alberi, avanzando verso il principe e la giovane donna.
    -Si sono spinti fin sulla valle.-
    Stefan si portò le mani ai fianchi e sospirò, rimangiandosi mentalmente le parole che aveva rivolto al suo servitore qualche ora prima. Quando l’uomo aveva palesato, come sempre, preoccupazioni per i pericoli incontro ai quali il suo padrone si sarebbe imbattuto, quest’ultimo gli aveva risposto che non c’era nulla da temere, che sarebbe stata una giornata tranquilla, una passeggiata. Invece no, bisognava che trovassero quegli uomini e che li consegnassero al re, che li avrebbe sbattuti immediatamente in prigione. La birra e le donne alla taverna avrebbero dovuto attendere..
    “Troviamoli.”
    Ordinò, allontanandosi dalla ragazza per raggiungere il suo cavallo.

     
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    «No....no! Tutto...maledizione! Hanno preso tutto...!» Aveva mormorato Anne disperata, dopo aver scoperto di essere stata derubata di tutto ciò che aveva. - Andare in escandescenza non ti aiuterà a ritrovare ciò che ti hanno rubato.- Solo in quel momento, gli occhi della guerriera incontrarono il volto del cavaliere e capì di trovarsi di fronte il principe Stefan Pendragon: il figlio del re in persona. Era stata colta alla sprovvista. Non si aspettava certo di imbattersi nel principe quel giorno, e né tanto meno al suo risveglio, ma ad ogni modo...lui sembrava già essersi dimenticato della sua esistenza. Infatti, non curante del fatto che la ragazza potesse aver bisogno d'aiuto per rimettersi in piedi, il principe si alzò e si rivolse agli altri cavalieri: -Allora? Trovato qualcosa?- Anne, nel frattempo, si massaggiava la nuca dolorante, in silenzio. -Delle impronte, Sire.- Lei rivolse lo sguardo agli altri cavalieri. Quindi c'era ancora speranza di ritrovare i ladri e riprendersi ciò che le apparteneva? -Si sono spinti fin sulla valle.- Aggiunse uno di loro. Altre informazioni utili. A quel punto il principe ordinò ai suoi uomini di trovarlo e si incamminò verso il suo destriero. Un momento. Cosa pensavano di fare?? Se ne stavano davvero andando, abbandonandola lì da sola? Anche lei voleva andare a caccia di coloro che avevano rubato i suoi soldi. Era tutto ciò le era rimasto, maledizione! «HEY!» Gridò, mentre estraeva la spada dalla cintura e la conficcava a terra in modo che fungesse da leva e l'aiutasse a rimettersi in piedi. «Aspettate!» Riuscì a rimettersi in piedi. Aveva un'espressione lievemente accigliata in volto. «Vengo con voi.»

     
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  6. Francesco_90
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    Si accingeva a montare in groppa al suo cavallo, quando la giovane donna gridò qualcosa, nel tentativo di attirare la sua attenzione. Lui allora si voltò con aria noncurante e inarcò un sopracciglio, mentre lei si sforzava di rialzarsi da terra.
    “Mi hai chiamato?”
    -Aspettate!-
    “Aspettare cosa?”
    -Vengo con voi.-
    Venire con loro? Stefan la guardò accigliato, interrogandola con lo sguardo. Chi era quella donna? Cosa voleva da loro? Ma soprattutto, chi le aveva mai detto che avrebbe potuto aggiungersi a loro? Erano cavalieri di Camelot, dei guerrieri forgiati da lunghi anni di duri allenamenti e battaglie, non delle docili donzelle lamentose.
    I due cavalieri riuscirono a stento a trattenere delle risate, mentre il principe, decisamente confuso per quella dichiarazione, scuoteva il capo.
    “E così vorresti venire con noi, eh?”
    Le domandò, montando il suo puledro dal manto scuro.
    “Divertente, ragazzina, ma non farci perdere troppo tempo eh.”

     
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    -E così vorresti venire con noi, eh?- Come se fosse un qualcosa di ovvio per lei, Anne rispose allargando le braccia e annuendo con una certa enfasi. «Si, assolutamente si.» Disse in tono deciso, rivolgendosi direttamente al principe e ignorando volutamente le le risate fastidiose degli altri cavalieri. Avrebbe dovuto mostrargli riverenza visto il suo elevato rango sociale, indubbiamente, ma i suoi modi di fare, tipici di chi si sente superiore al prossimo, la stavano indisponendo non poco. Non era mai stata una che si lasciava impressionare più di tanto da un semplice titolo nobiliare. Chiaramente, il principe Stefan non la prese sul serio, visto il modo in cui si rivolse a lei. -Divertente, ragazzina, ma non farci perdere troppo tempo eh.- Perdere tempo? «AH..!» Ad Anne sfuggì una sorta di risatina isterica e al contempo incredula. «Che cosa accidenti c'è di divertente?» chiese a quel punto, spazientita. Credevano per caso che lei li stesse prendendo in giro? Beh si sbagliavano di grosso. «Va bene, ho capito.» Infilò la sua spada nuovamente nella cintura, si avvicinò al suo cavallo, legato ancora al carro ormai vuoto, e lo liberò. A quel punto, vi montò sopra a pelo. «Se permettete, sire, vi seguirò a debita distanza. Quello che mi hanno rubato era tutto ciò che avevo e devo riaverlo indietro...o almeno provarci.»

     
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  8. Francesco_90
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    Una risatina isterica sfuggì alla giovane. Stefan spalancò gli occhi e aggrottò la fronte, ancora incredulo di fronte ad un comportamento così sfrontato e inusuale in una donna. Che fosse una pazza? C’era da immaginarselo, considerando il modo in cui si stava rivolgendo a lui. Sapeva, o non sapeva, che al cospetto di un nobile, bisognava soltanto chinare la testa ed eseguire gli ordini? Invece no, quella ragazzina era stranamente impudente. Evidentemente nessuno le aveva mai insegnato il rispetto verso coloro dei ranghi più alti, per di più uomini.
    “Tu non puoi rivolgerti a noi così, devo ricordartelo? Forse te lo sei dimenticata…Aspetta, ma dov’è che stai andando?”
    Un sorriso divertito era apparso sulle labbra di Stefan, mentre seguiva con lo sguardo quella donzella con la faccia tosta. La vide raggiungere il suo cavallo, sciogliere le briglie che lo tenevano legato al carro, e montarci sopra con un’agilità che lo sorprese.
    -Se permettete, sire, vi seguirò a debita distanza. Quello che mi hanno rubato era tutto ciò che avevo e devo riaverlo indietro...o almeno provarci.-
    Il principe non poteva crederci. Ma cosa c’era che non andava in quella fanciulla? Non solo vestiva da uomo, era sfrontata e più senza cervello di tutte le altre, ma era anche cocciuta e senza il minimo senso del pericolo.
    “Scusami ma…chi sei tu?”
    Le chiese allargando le braccia.
    “Tu che ci stai facendo soltanto perdere tempo. Lo sai che queste foreste sono piene di banditi? Persone pericolose, omoni giganti e spaventosi..Non ti hanno mai detto di stare alla larga da loro? Perché vorresti morire? Senti, ti riporterò io, personalmente, tutto il contenuto del carro. Ora vai, donzella, a raccogliere qualche fiore, cosa che, a giudicare dalla tua prontezza di riflessi nel difendere tutto ciò che avevi, fai molto spesso.”
    Le sorrise con fare altezzoso.

     
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    -Tu non puoi rivolgerti a noi così, devo ricordartelo? Forse te lo sei dimenticata…- In tutta risposta, Anne raggiunse il suo cavallo. -Aspetta, ma dov’è che stai andando?- Montò in groppa destriero, prima di rispondere al principe. «Se permettete, sire - sebbene non credesse che il giovane Pendragon se lo meritasse, stavolta stava usando un tono più rispettoso nei suoi riguardi, proprio come lui gli aveva "chiesto" -vi seguirò a debita distanza. Quello che mi hanno rubato era tutto ciò che avevo e devo riaverlo indietro...o almeno provarci.» Il principe la guardava come se fosse pazza. -Scusami ma…chi sei tu?- La guerriera lo guardò dritto in faccia. Stava per rispondergli, ma lui l'anticipò continuando il suo discorso. - Tu che ci stai facendo soltanto perdere tempo. Lo sai che queste foreste sono piene di banditi? Persone pericolose, omoni giganti e spaventosi..Non ti hanno mai detto di stare alla larga da loro? Perché vorresti morire? Senti, ti riporterò io, personalmente, tutto il contenuto del carro. Ora vai, donzella, a raccogliere qualche fiore, cosa che, a giudicare dalla tua prontezza di riflessi nel difendere tutto ciò che avevi, fai molto spesso.- Si impose mentalmente di mantenere la calma. Chinò lievemente il capo, accennando un mezzo sorriso sarcastico. Inutili congettura e supposizioni sbagliate e offensive. Se c'era qualcuno che stava perdendo tempo, non era certo lei. Tuttavia, non aveva alcuna intenzione di dare peso a quelle provocazioni. Prese un profondo respiro. «Per rispondere alla vostra precedente domanda...sono Anne Roses: una popolana. Niente di più e niente di meno. E si, so perfettamente quali pericoli si corrono in questa foresta.» Detto questo, diede un piccolo colpo di tacco al cavallo e si mise in marcia. «Se non posso unirvi a voi, allora li cercherò da sola.» Sapeva di non potercela fare da sola, ma magari in quel modo i cavalieri e il principe avrebbero finalmente preso sul serio ciò che diceva.

     
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  10. Francesco_90
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    -Per rispondere alla vostra precedente domanda...sono Anne Roses: una popolana. Niente di più e niente di meno.-
    Il principe sollevò un sopracciglio. Che fosse una popolana era ben evidente. Era talmente tanto povera da non potersi neppure permettersi degli abiti femminili..
    -E si, so perfettamente quali pericoli si corrono in questa foresta.-
    Stefan sfoggiò un sorrisetto compiaciuto. Finalmente sembrava essersi decisa a lasciare che fossero i cavalieri ad occuparsi della situazione. Inoltre sarebbe stato da pazzi aggiungersi a loro, sapendo che sarebbe andata incontro a pericoli che era chiaro non era capace di fronteggiare. Stefan e i suoi compagni dovevano acciuffarli i banditi, e poi trascinarli direttamente al cospetto del re, ma se quella docile donzella si fosse messa in mezzo, tutto sarebbe andato a monte.
    “Ecco, finalmente una cosa sensat..”
    -Se non posso unirvi a voi, allora li cercherò da sola.-
    Dando un colpetto al fianco del cavallo, la giovane iniziò ad avanzare verso la strada che portava alla valle. Stefan e i suoi uomini si scambiarono degli sguardi confusi.
    “Da sola?”
    Stefan si affiancò alla ragazza, la quale si stava dimostrando sempre più testarda. Perché voleva morire? Inoltre la sua presenza avrebbe arrecato soltanto disturbo e distrazione.
    “Quindi tu stai dicendo che sai come combattere dei banditi, mmh? Secondo te riusciresti a farli fuori, a consegnarli a noi e a riprenderti tutto ciò che ti hanno rubato? Insomma, credi di riuscire a fare tutto ciò da sola? “
    La canzonò.
     
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    -Da sola?- Anne non rispose e continuò ad avanzare a galoppo senza degnare d'attenzione il gruppo di Cavalieri. Il principe Stefan si affiancò a lei, ma sfortunatamente non di certo per collaborare. -Quindi tu stai dicendo che sai come combattere dei banditi, mmh? Secondo te riusciresti a farli fuori, a consegnarli a noi e a riprenderti tutto ciò che ti hanno rubato? Insomma, credi di riuscire a fare tutto ciò da sola?- La guerriera sospirò. Decise di rispondergli in totale onestà. «So combattere, ma non sono così stupida da credere di riuscire a battere quei banditi da sola. Sono in troppi. » Tirò le redini del cavallo e si fermò, voltandosi a guardare il principe. «Mio padre ha bisogno di me a casa e di quei soldi. Io non voglio starmene qui con le mani in mano. Voglio aiutarvi.» Ricordandosi delle parole di lui di poco prima, aggiunse: «Restarmene qui da sola, tra l'altro, di certo non è più sicuro che venire con voi. Volete davvero lasciarmi qui?» All'apparenza, gli aveva quasi dato ragione, ma le cose non stavano esattamente così.

     
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